R come Rifiuti

UN IMPIANTO <<MOSTRO>> NON SERVE AI ROMANI

Articolo da IL TEMPO del 23/10/2022

La società AMA che cura l’igiene urbana di Roma ha avuto il via libera per l’acquisto dell’area dove dovrebbe sorgere un termovalorizzatore per lo smaltimento di circa 600.000 tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati.

Premetto che non ho pregiudizi su tali impianti, se comunque , compatibili con il contesto urbanistico e ambientale. Oggi, il modello di sviluppo considerato sostenibile è quello che segue i principi dell’economia circolare.L’Europa dal 2015 ha imposto l’adozione di Piani volti al ripudio di un modello lineare <<usa,getta e brucia>> al fine di favorire un modello in cui il rifiuto resti nel ciclo produttivo creando nuovo valore con misure atte a proteggere l’ambiente e la salute .

Il futuro ci indirizza verso la riduzione del rifiuto, del suo riuso, riciclo e riutilizzo , minimizzando la necessità di smaltimento o di conferimento in discarica. Meno gas nocivi e meno percolato. Le tecnologie degli impianti poi , nel tempo, si sono innovate. Se negli anni novanta ancora aveva senso realizzare inceneritori di grossa taglia, oggi, con l’incremento della percentuale di raccolta differenziata, con il recupero della carta, del vetro, dei metalli, della plastica, non si comprende perché si debba ancora bruciare tutto.

A Roma ad esempio si potrebbe creare la più grande cartiera d'Europa avendo già un mercato di 300.000 mila dipendenti pubblici pronti ad usufruire del prodotto riciclato. Perché bruciare carta e cartone? Nel 2021 il Parlamento Europeo ha approvato il Piano d’azione per una economia a zero emissioni di carbonio, libera da sostanze tossiche e completamente circolare. Ha peraltro,marginalizzato  il finanziamento dei termovalorizzatori prevedendo per il 2030 la loro graduale dismissione

Nel Lazio poi, è stato adottato nel 2020 il nuovo Piano dei rifiuti che ha introdotto l’economia circolare ed il contestuale stralcio dei termovalorizzatori: pertanto poiché la suddetta normativa vieta la realizzazione dell’inceneritore per costruirlo si è dovuto ricorrere al conferimento di poteri speciali. Ora, prescindendo da ogni valutazione circa la legittimità costituzionale dei concessi poteri commissariali, un impianto di proporzioni ciclopiche stravolge totalmente il nuovo Piano.

E quindi <<addio economia circolare>>. Si tratterebbe di una sorta di <<Mostro>> che per sopravvivere dovrebbe essere sfamato giornalmente da circa 2000 tonnellate di rifiuto indifferenziato.

Spesso si porta ad esempio l’inceneritore di Copenaghen con la sua pista da sci, addirittura più piccolo di quello che si vorrebbe realizzare a Roma. In pochi però, dicono che il governo danese ha riconosciuto il fallimento della politica attuata sui rifiuti, sostenendo che «bruciare ha soltanto scoraggiato la prevenzione e la deresponsabilizzato il cittadino, il quale non aveva più alcun interesse a differenziare».

A Copenaghen si sono accorti del disastro man mano clie la raccolta differenziata cresceva perché proporzionalmente diminuiva la quota di rifiuto da destinare all’impianto. Si sono visti quindi, costretti ad acquistare immondizia  da altri Paesi per non chiudere l’impianto. Ora Copenaghen è letteralmente invasa da immondizia straniera nell’area portuale e nelle strade che conducono all’impianto.

Vale la pena  ricordare che il rifiuto dovrebbe essere smaltite nel luogo in cui si produce, perché la prima forma di inquinamento si determina proprio con la sua movimentazione. I danesi hanno imparato la lezione tant’è che il ministro per il cambiamento climatico ha dichiarato recentemente «di voler smettere di importare rifiuti dall’estero per riempire gli inceneritori vuoti e bruciare a scapito del clima e della salute pubblica» aggiungendo:

«Stiamo avviando una transizione molto verde visto che per 15 anni non siamo riusciti a liberarci dall’incenerimento dei rifiuti». A Roma abbiamo tutto il tempo di riflettere prima di fare passi irreversibili. Innanzitutto c’è un Piano in linea con il progresso tecnologico, che ha già previsto tutti gli impianti necessari per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti coerente con i dettami virtuosi dell’economia circolare e che arrende soltanto di essere attuato e non stravolto. A ciò si aggiunga che oggi si possono realizzare impianti di piccole dimensioni che potrebbero essere polverizzati su tutto territorio metropolitano, ad emissioni zero, che trasformano la frazione organica in biogas o fertilizzanti.

Come del resto si possono attivare tutte le filiere in grado riconvertire il rifiuto in prodotto attraverso le forme più evolute di riciclo e di recupero Si potrebbe inoltre creare numerosi luoghi/isole ove il cittadino possa conferire direttamente il rifiuto differenziato ricevendone in cambio una contropartita in denaro o in servizi pubblici, operazione finanziabile con la riduzione delle spese di raccolta. In caso contrario quando Roma incrementerà la raccolta differenziata diminuendo così,i conferimenti, chi alimenterà il «Mostro»? Se Copenaghen è diventata la pattumiera scandinava vogliamo fare di Roma la pattumiera del Mediterraneo?inizieremo ad acquistare immondizia, oppure arresteremo il progresso della raccolta

differenziata, ovvero non attiveremo alcuna forma di recupero pur di mantenere in vita il «Mostro»? Roma, nella sciagura di non aver fatto nulla fino ad ora, avrebbe il vantaggio di potersi giovare di impianti moderni e proporzionati ai reali bisogni. Perché dunque, affidarsi a mega inceneritori tori antidiluviani? Ma poi, perché devastare il paesaggio aggiungendo ad un lato dei Castelli

Romani un macroscopico manufatto industriale di sovietica memoria? La stessa politica che ha edificato Tor Bella Monaca, il Tiburtino Terzo, il Laurentino 38, Vigne Nuove e Corviale ha oggi, l'opportunità e la responsabilità di tornare indietro e salvare Roma dall’ennesimo inutile <<Mostro>>

Enrico Michetti

Professore di diritto, avvocato e grande conoscitore dell’amministrazione romana, Enrico Michetti, classe ’66, è un avvocato e un professore universitario a Roma

Michetti si è laureato in Economia aziendale e svolge l’attività di avvocato e professore universitario di diritto pubblico. 

Nel 2017 gli è stata attribuita, da parte di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, l’onorificenza di Cavaliere dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Indietro
Indietro

M come Memoria